Ultima modifica: 9 Aprile 2018
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ALLA ROBECCHI L’ULTIMA FRONTIERA DELLA DIDATTICA

LIM portatile

atelier creativi

laboratorio informatica 1

 

Didattica digitale e flipped classe di routine nella scuola media di viale Libertà

ALLA ROBECCHI L’ULTIMA FRONTIERA DELLA DIDATTICA

L’ultima frontiera della didattica passa dalla scuola media Robecchi. Sono in tanti all’istituto  di viale Libertà che utilizzano la piattaforma digitale per formare i ragazzi delle scuole medie. Si chiama “Weschool” e permettere di essere “tra i banchi” 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Per comunicare tra loro o con i prof gli studenti hanno uno “wall”(letteralmente muro)  dove poter chiedere delucidazioni e scambiare informazioni postando dei messaggi. Ci sono poi le varie board, vere e proprie “lavagnate” che integrano le lezioni fatte in classe, dove è possibile utilizzare di tutto:  schemi cognitivi, filmati, file audio e tutto ciò che serve per assimilare meglio i concetti di cui si è discusso in classe. C’è infine uno spazio per gli esercizi (si possono fare anche inline con correzione) e il registro per controllare chi e come partecipa in tempo reale.

Il fronte della scuola 2.0 è emerso nel corso dell’open day d’istituto. La dotazione tecnologica, grazie anche ai recenti significativi finanziamenti è davvero d’eccezione. Una vera e propria scuola del futuro che, oltre a proporre la tradizionale passerella tra i vari laboratori scolastici (da quello di scienze a quello di artistica, da quello linguistico a quello dell’apprendimento facilitato, da quello sportivo a quello informatico, per citare solo i più noti e blasonati), ha illustrato ai genitori anche le nuove frontiere del “fare scuola”. Prof e studenti sono entusiasti e, dopo un corso di formazione online, hanno subito sperimentato la novità della cosiddetta “flipped class”, alternativa alla classica lezione frontale dove tutti diventano protagonisti e, nello stesso tempo imparano.

“Io definisco l’utilizzo di weschool come ‘lezioni a domicilio’ – spiega Simona Stacchini, responsabile informatica della scuola – perché sono sempre connessa con i miei ragazzi. Ci scambiamo materiale anche se non siamo in classe”. Un modo davvero utile di fare scuola anche secondo Antonietta Silvestri, del Gruppo dei docenti di inglese: “Mi ha permesso di interagire costantemente con i miei alunni – sottolinea – non solo per la realizzazione di un progetto CLIL ma anche nella pratica quotidiana utilizzando varie applicazioni contemporaneamente”.

Sul nuovo modo di fare scuola si sofferma anche Alessandra Ferrari Bardile, vicepreside e docente di matematica: “Utilissima per attuare lezioni flipped classroom (classe capovolta) e clil (scienze in inglese) -dice-  Con la piattaforma posso inviare agli alunni approfondimenti e  materiali utili, ma anche ricevere lavori costruiti da loro. Accattivante e coinvolgente”.

La prof Claudia Limiroli usa  weschool “per matematica e scienze in tutte le mie classi. Anche gli alunni più diffidenti si sono lasciati coinvolgere – spiega – Propongo esercizi online che loro eseguono volentieri, condivido video riguardanti argomenti spiegati in classe , allego mappe e per la classe terza sto proponendo test invalsi. Mi piace perché è tutto molto ordinato grazie alla possibilità di creare board specifiche”. “È uno strumento interessante e stimolante per rapportarsi con la classe – incalza Monica Calvani, docente di Lettere –  I ragazzi rispondono con partecipazione alle attività  proposte e offre un approccio diverso alle tematiche affrontate.

Anche per la collega di materie letterarie Giulia Monaco “questa modalità e molto utile e stimolante perché è una piattaforma aperta a ogni genere di contenuto, dal filmato di youtube alla mappa concettuale per chiarire un argomento ostico spiegato a lezione. I ragazzi al pomeriggio si connettono per vedere se sono stati caricati materiali di approfondimento, le nostre lezioni si arricchiscono di nuovi spunti di riflessione e imparare diventa più semplice”. Altrettanto preziosa anche per i ragazzi che hanno varie difficoltà di apprendimento: “Come insegnante di sostegno – aggiunge il professor Andrea Giannini –  ritengo WeSchool un aiuto ulteriore per i ragazzi con Bisogni educativi speciali,  in quanto mappe concettuali, schemi e soprattutto filmati risultano spesso risolutivi nel creare interesse, attenzione e soprattutto fissare certi concetti”.

Antonella Ramazzina, docente di lettere ed esperta di didattica per Bes e Dsa, conclude: “ Ritengo un ulteriore strumento di inclusione, in quanto permette e favorisce lo scambio di materiali (semplificati e non) usufruibili in modo libero, indipendente e, all’occorrenza,  reiterato da tutti gli alunni della classe”.